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domenica 30 aprile 2017

Maggio, Mese di Maria, a Medjugorje


Il mese di maggio, insieme a quello di ottobre, è dedicato in modo particolare alla Beata Vergine Maria. Tutti siamo perciò invitati a partecipare in modo più attivo al programma di preghiera serale — ossia alla preghiera del Rosario ed alla Santa Messa —, in ringraziamento a Maria per tutte le grazie che ci ha elargito in questi trentasei anni. Durante il prossimo mese di maggio, l’orario del programma di preghiera a Medjugorje resterà invariato: la preghiera del Rosario avrà, quindi, sempre inizio alle ore 17:00, mentre la Santa Messa sarà alle ore 18:00 e verrà seguita dal consueto programma di preghiera, a seconda dei vari giorni della settimana.
Il martedì ed il sabato l’Adorazione Eucaristica comincerà alle ore 21:00, mentre il giovedì essa si svolgerà subito dopo la Santa Messa serale. La Via Crucis del venerdì sul Križevac ed il Rosario domenicale sul Podbrdo avranno inizio alle ore 14:00. Alla fine di maggio si terrà a Medjugorje anche il Quinto Seminario Internazionale a favore della vita. L’orario estivo del programma di preghiera entrerà in vigore a partire dal 1° giugno. 

Seminario Internazionale a favore della vita a Medjugorje

data: 25.04.2017.
Il prossimo Seminario Internazionale, che si terrà a Medjugorje dal 24 al 27 maggio 2017, sarà il Quinto Seminario Internazionale a favore della vita. Il tema dell’Incontro sarà: “La vostra carità si arricchisca sempre più” (Fil. 1,9). Solitamente al Seminario partecipano medici e personale sanitario, difensori della vita,  coppie che hanno perso un figlio, coppie ferite da un aborto volontario o spontaneo, coppie sposate che desiderano un figlio, attivisti pro-life, vittime di violenza domestica, famiglie monogenitoriali, donne in stato di gravidanza…
 
PROGRAMMA
 
Mercoledì, 24 maggio 2017
14.00    Registrazione dei partecipanti
16.00    Introduzione al seminario
17.00    Programma serale di preghiera: Rosario, S. Messa, …
 
Giovedì, 25 maggio 2017
9.00      Preghiera
            Lezione,  testimonianze
14.00   Via crucis sul Krizevac
17.00    Programma serale  di preghiera: : Rosario, S. Messa, Adorazione Eucaristica
 
Venerdi, 26 maggio 2017
8.00      Rosario sulla Collina delle apparizioni
11.00    Lezione, testimonianze
12.00    Adorazione Eucaristica nel silenzio
15.00    Lezione, testimonianze 
17.00    Programma serale di preghiera: : Rosario, S. Messa, Venerazione della croce del Signore 
 
Sabato, 27 maggio 2017
9.00      Preghiera
9. 30     Lezione
10.30   Esperienze dei partecipanti
12.00    Santa messa conclusiva
 
ll docente del seminario è p. Ante Vučković
           
Padre Ante Vučković, ofm. Nato nel 1958 a Sinj da una famiglia numerosa, appartiene alla provincia francescana del Santissimo Redentore con sede a Spalato. Ha frequentato il seminario e il liceo classico a Sinj ed ha studiato teologia a Makarska e a Zagabria. Ordinato sacerdote nel 1983, dopo aver ricoperto la funzione di cappellano a Metković e a Monaco di Baviera, ha proseguito gli studi di filosofia in quest’ultima città e a Roma, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi intitolata “La dimensione dell’ascolto in Martin Heidegger”. Ha insegnato filosofia a Roma, presso l’Università Pontificia Antonianum, e presso l’Istituto Francescano di Teologia di Makarska. È docente presso la Facoltà di teologia cattolica dell’Università degli Studi di Spalato. Insegna anche presso il Dipartimento di filosofia del medesimo ateneo. Tiene esercizi spirituali, seminari e rinnovamenti spirituali. È assistente e consulente spirituale. Ha pubblicato alcuni libri. Collabora a diverse riviste specializzate e a periodici di gran tiratura.
 
Il seminario si svolgerà nel salone accanto alla chiesa. Il contributo spese al seminario è di € 40 per persona. È possibile inviare le proprie adesioni al seguente indirizzo e-mail: mailto:seminar.marija@medjugorje.hr, oppure al seguente numero di fax: 00387 36 651 999 (per Marija Dugandzic).  Il numero dei partecipanti è limitato per esigenze di spazio; pertanto vi esortiamo ad inviare le vostre adesioni quanto prima. Inoltre invitiamo tutti i partecipanti  a trovarsi un alloggio a Međugorje.
 
Sia per le esigenze organizzative del seminario, sia per la vostra sicurezza, siete cortesemente pregati di considerarvi registrati soltanto quando riceverete una risposta di conferma. Se non avete ancora ricevuto tale risposta, ciò significa che non abbiamo ricevuto la vostra richiesta d’iscrizione (e quindi non abbiamo potuto registrarvi) o perché il vostro messaggio e-mail è stato inviato ad un indirizzo sbagliato, o perché il vostro computer ha un virus che blocca automaticamente l’invio della posta elettronica. Ecco perché potete ritenervi registrati soltanto quando riceverete una risposta di conferma.


martedì 25 aprile 2017

Messaggio, 25 aprile 2017 - Medjugorje





"Cari figli! 

                Amate, pregate e testimoniate la mia presenza a tutti coloro che sono lontani. Con la vostra testimonianza ed il vostro esempio potete avvicinare i cuori che sono lontani da Dio e dalla Sua grazia.
Io sono con voi e intercedo per ciascuno di voi perché con amore e coraggio testimoniate ed esortiate tutti coloro che sono lontani dal mio Cuore Immacolato. 

Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.





MESSAGGIO DEL 25 APRILE 2017
ENG - HR - D  - ESP

Here is the latest Monthly message from Our Lady in Medjugorje April 25,2017. The French Translation is not out yet for some reason but I am sending you all the rest ok.
ENGLISH
Message, 25. April 2017
“Dear children! Love, pray and witness my presence to all those who are far away. By your witness and example you can draw closer the hearts that are far from God and His grace. I am with you and intercede for each of you so that, with love and resoluteness, you may witness and encourage all those who are far from my Immaculate Heart. Thank you for having responded to my call.”

HRVATSKI
Poruka, 25. travanj 2017
„Draga djeco! Ljubite, molite i svjedočite moju prisutnost svima onima koji su daleko. Svojim svjedočenjem i primjerom možete približiti srca koja su daleko od Boga i Njegove milosti. Ja sam s vama i zagovaram za svakog od vas da s ljubavlju i odvažnošću svjedočite i potičete sve one koji su daleko od mog Bezgrješnog Srca. Hvala vam što ste se odazvali mome pozivu.“

DEUTSCH
Botschaft, 25. April 2017
„Liebe Kinder! Liebt, betet und bezeugt meine Gegenwart all jenen, die fern sind. Mit eurem Zeugnis und Beispiel könnt ihr Herzen, die fern von Gott und Seiner Gnade sind, näher bringen. Ich bin bei euch und halte Fürsprache für jeden von euch, damit ihr mit Liebe und Beherztheit bezeugt und alle ermutigt, die fern von meinem Unbefleckten Herzen sind. Danke, dass ihr meinem Ruf gefolgt seid.“

ESPANOL Mensaje, 25. abril 2017
“Queridos hijos! Amen, oren y testimonien mi presencia a todos los que están lejos. Con vuestro testimonio y ejemplo pueden acercar los corazones que están lejos de Dios y de Su gracia. Yo estoy con ustedes e intercedo por cada uno de ustedes para que, con amor y valentía, testimonien y animen a todos aquellos que están lejos de mi Corazón Inmaculado. Gracias por haber respondido a mi llamado."

domenica 23 aprile 2017

LA STORIA DELLA PRIMA IMMAGINE DI GESÙ MISERICORDIOSO

“Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi,
con sotto scritto: Gesù confido in Te!” (Diario, 47).

“Io direttamente ti ordinerò molte cose e la possibilità
dell’esecuzione la ritarderò e la farò dipendere dagli altri.
(...) sappi, figlia Mia, che questo sacrificio durerà fino alla morte” (Diario, 923).

LA STORIA DELL’IMMAGINE DI GESÙ MISERICORDIOSO

ZD
La casa in cui fu dipinto il primo ritratto di Gesù Misericordioso. In lontananza,
una chiesa trasformata in prigione dalle autorità sovietiche fino all’anno al 2008.

Don Sopoćko commissionò la realizzazione dell’immagine di Gesù Misericordioso all’inizio dell’anno 1934 all’artista pittore professor E. Kazimirowski. Suor Faustina, che rimase a Vilna (Vilnius) (si veda la casa dell’Assemblea) per tutta la durata della realizzazione del quadro, si recava presso lo studio dell’artista per fornire i dettagli dell’immagine. Don Sopoćko verificava personalmente che il quadro venisse dipinto esattamente secondo le indicazioni di suor Faustina. Ci vollero circa sei mesi per completare la realizzazione del quadro e quando fu pronto per essere appeso, Don Sopoćko, volendo accertarsi su come doveva essere collocata la scritta nell’immagine, pregò suor Faustina di chiederlo al Signore Gesù.
“Una volta il confessore mi chiese come doveva essere collocata la scritta, dato che non c’era posto sull’immagine. Risposi che avrei pregato ed avrei dato una risposta la settimana seguente. Mentre mi allontanavo dal confessionale, passando accanto al SS.mo Sacramento, mi fu fatto capire interiormente come doveva essere quella scritta. Gesù mi ricordò quello che mi aveva detto la prima volta e cioè che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza. Le parole sono queste: «Jezu, ufam Tobie». Gesù, confido in Te” (Diario, 327).
L’iscrizione dettata, elemento essenziale dell’immagine, don Sopoćko la fece realizzare su una targa aggiuntiva e la collocò sulla cornice sottostante l’immagine. Poi, come esplicitamente richiesto dal Signore Gesù e trasmesso attraverso suor Faustina, don Sopoćko si adoperò affinché il quadro venisse appeso nella chiesa di San Michele a Vilnius, dove lui stesso era parroco. Come risultato, il 4 aprile 1937 con l’approvazione dell’Arcivescovo di Vilnius, Romuald Jałbrzykowski, il quadro del Salvatore Misericordioso, ottenuta l’opinione positiva degli esperti, fu appeso accanto all’altare maggiore della chiesa di San Michele, dove i fedeli lo hanno adorato con grande venerazione per circa undici anni.
Una seconda commissione di esperti, formata nel giorno 27 maggio 1941 su raccomandazione dell’Arcivescovo, firmata dagli esperti Professore di Storia dell’Arte Dr. M. Morelowski, Professore di Teologia Dogmatica Dr. L. Puchaty ed il sovrintendente Padre Dr. P. Sledziewski constatò che: “Il quadro è eseguito artisticamente e rappresenta un patrimonio prezioso dell’arte religiosa contemporanea”. (cfr. Memorie di Padre Sopoćko).

Il quadro nella chiesa di San Michele (1937-1948).

Nel 1948, dopo la chiusura della chiesa di San Michele operata dalle autorità comunista, il quadro (senza la cornice né la scritta su di essa apposta) fu acquistato in segreto e in modo illegale da un operaio lituano che svendette l’arredamento del tempio.
Due adoratrici della Misericordia Divina (una polacca ed una lituana), consapevoli delle pesanti ritorsioni delle autorità sovietiche, portarono la tela avvolta in un rotolo fuori dalla chiesa e per un certo tempo la tennero nascosta in una soffitta in previsione di eventuali pericoli. In seguito trasferirono il quadro nella chiesa di Santo Spirito, dove vennero riposte anche tutte le suppellettili appartenenti alla chiesa svuotata.
Il parroco della chiesa di Santo Spirito, don Jan Ellert, non era interessato a conservare il quadro, né ad esporlo e lo nascose nell’archivio sul retro della chiesa.
Solo nell’anno 1956 un amico di don Sopoćko, don Józef Grasewicz, il quale era tornato a Vilnius dopo qualche anno di reclusione in un campo di lavoro sovietico, decise di ritrovare l’immagine. Prima si mise in contatto con don Sopoćko, che si preoccupava tanto perché fino ad allora non riusciva a venire a sapere niente sul destino dell’immagine di Gesù Misericordioso. Don Grasewicz ottenne il permesso di tornare al lavoro pastorale a Nowa Ruda. Prima di partire da Vilnius chiese al parroco della chiesa di Santo Spirito di donare il quadro alla sua parrocchia. Il parroco lo fece volentieri. Don Grasewicz portò il quadro a Nowa Ruda e, senza svelare il mistero della sua origine, lo collocò nella chiesa.
Nel frattempo don Sopoćko considerò la possibilità di divulgare l’immagine in Polonia, ma desistette dal continuare i suoi tentativi quando fu chiaro che ciò non sarebbe stato sicuro. Nonostante i molti cambiamenti nell’amministrazione della chiesa di Nowa Ruda, il quadro rimase lì per circa trent’anni.

Il quadro nella chiesa di Nowa Ruda, attualmente in Bielorussia (1956-1986).

Aspetto attuale della chiesa di Nowa Ruda
Nel 1970 le autorità locali comuniste di Nowa Ruda decisero di trasformare la chiesa in un magazzino. Le suppellettili e i paramenti della chiesa vennero trasportati in un’altra parrocchia. Il quadro, appeso in alto, rimase abbandonato nella chiesa per un motivo apparentemente banale (la mancanza di una scala abbastanza lunga).
Don Michele Sopoćko, preoccupato per questo fatto, stando in Polonia, non riuscì a far nulla a tal proposito. Anche don Grasewicz non ebbe la possibilità di soddisfare la richiesta di padre Sopoćko: trasferire, cioè, l’immagine in un altro luogo sicuro. Dovette lasciare la parrocchia, e nessun sacerdote in Bielorussia ebbe il coraggio di custodire il quadro. L’immagine di Gesù Misericordioso per molti anni rimase in una chiesa di legno abbandonata e solo grazie alla protezione della Divina Provvidenza ha superato il pericoloso periodo del comunismo.
L’incertezza circa il destino del quadro ha accompagnato don Sopoćko per tutta la vita. Molte volte ha inviato la richiesta affinché il quadro potesse essere trasferito a Vilnius. La richiesta di esporre il quadro a Vilnius nel Santuario della Porta dell’Aurora, laddove per la prima volta fu esposta alla pubblica venerazione, rimase inadempiuta fino all’anno 1982 (subito dopo la morte di don Sopoćko). Il vicario del Santuario di Porta dell’Aurora di quel tempo, Tadeusz Kondrusiewicz, ritenne questa proposta irrealizzabile e propose di appendere il quadro nella chiesa di Santo Spirito, dove il parroco era Aleksander Kaszkiewicz. Il sacerdote, inizialmente riluttante, infine accettò di appenderlo. In questo modo don Grasewicz prese la decisione di riportare il quadro a Vilnius.
Per non suscitare un indesiderato interesse sulla provenienza del quadro da parte dei comunisti, la notte del novembre 1986, ad insaputa degli abitanti di Nowa Ruda che si riunivano per pregare nella chiesa abbandonata, venne preparata una copia del quadro che ivi era stato appeso. Con l’aiuto delle suore della Congregazione della Madre della Misericordia (Porta dell’Aurora) informate dei fatti, la tela venne rimossa dal telaio, arrotolata e trasportata quella stessa notte a Grodno ed in seguito presso la chiesa di Santo Spirito a Vilnius.
Nella chiesa di Santo Spirito, su consiglio di don Kaszkiewicz di eseguire un restauro del quadro, le parti danneggiate vennero ridipinte con un nuovo strato di vernice. Questo intervento alterò molto l’aspetto del volto del Signore Gesù. Sull’immagine fu dipinta in rosso la scritta “GESU’, CONFIDO IN TE”. Inoltre, per adattare la tela alla nicchia nell’altare, fu ripiegato il bordo inferiore ed aggiunta, superiormente, una porzione di tela tondeggiante.



Queste modifiche non erano fedeli alla composizione artistica del quadro realizzata dal prof. Kazimirowski con l’ausilio di suor Faustina e don Sopoćko. Si trattava di un brutale intervento che diminuì gravemente il valore originale dell’opera.


Il primo quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso, collocato nell’altare laterale della chiesa di Santo Spirito a Vilnius, non suscitò particolare interesse, né tra i pellegrini, né tra le autorità ecclesiastiche. La mancanza di adeguate condizioni per l’esposizione della tela contribuì ulteriormente a danneggiarne il materiale. Solo a partire dal luglio 2001, grazie alla benevolenza di padre Mirosław Grabowski, parroco della chiesa di Santo Spirito, la Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso poté creare una nuova sede a Vilnius, e prendersi cura di questo unico, inestimabile quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso, che veniva creato nell’atmosfera del miracolo Divino, con la preghiera e le sofferenze di santa suor Faustina; con la sua presenza ed il suo ausilio.
Grazie agli sforzi dei laici veneratori della Divina Misericordia a Lodz, in Polonia, ed alla generosità delle Suore di Gesù Misericordioso, nell’aprile 2003 venne effettuato un accurato restauro del quadro, svolto nella cappella della casa delle Suore a Vilnius. Sono state rimosse dalla tela tutte le aggiunte di vernice e delle macchie formatesi per causa dell’umidità, le quali erano state già in precedenza trattate con delle sostanze chimiche. In seguito al restauro sono stati restituiti la forma del quadro e l’aspetto dell’immagine di Gesù Misericordioso originali.


Non è stato possibile però riparare alcuni danni alla tela, su cui è dipinta l’immagine, senza incollarla. Ci sono delle tracce dei molteplici distacchi della tela dal telaio (i buchi dei chiodi che fissavano la tela) ed anche una piega a circa quattro centimetri dal bordo inferiore (nel 1987 la tela è stata adattata all’interno dell’altare della chiesa di Santo Spirito). Questi deterioramenti vi sono rimasti, sebbene non visibili all’osservazione del quadro, e restano delle uniche e irripetibili caratteristiche di questo quadro.

Piega del bordo inferiore del quadro. (Visibili i fori dei chiodi rimasti dopo i ripetuti
cambiamenti di telaio). Attualmente la tela è attaccata al telaio con i fermagli.



Il quadro nella chiesa dello Spirito Santo a Vilnius (1987-2005) prima e dopo il restauro

Dopo il restauro approfondito, l’immagine è tornata nella chiesa dello Spirito Santo – chiesa parrocchiale per gli abitanti polacchi di Vilnius. La Santa Messa e tutte le funzioni in questa chiesa vengono celebrate esclusivamente in lingua polacca.


Questo tempio era diventato un luogo di contemplazione e di preghiera per tutti i fedeli devoti alla Divina Misericordia, indipendentemente dalla nazionalità d’origine. Metropolita di Vilnius, il cardinale Audrys Juozas Bačkis, decise di trasferire il quadro di Gesù Misericordioso dalla chiesa di Santo Spirito alla chiesetta adiacente della Santa Trinità, riconsacrata come Santuario della Divina Misericordia.
Le circostanze che accompagnavano questo evento provocarono delle controversie e discussioni nei mass media e, con questo, causarono involontariamente una grande promozione positiva, ricordando dell’esistenza del quadro con la prima immagine di Gesù Misericordioso a Vilnius nonché la sua storia risultante dal messaggio della Divina Misericordia trasmesso tramite santa suor Faustina.


Dal settembre 2005, il primo quadro di Gesù Misericordioso è venerato nel Santuario della Divina Misericordia a Vilnius, dove nella preghiera e adorazione quotidiana della Sacra Immagine del Salvatore, le suore e numerosi pellegrini affidano le sorti del mondo alla Divina Misericordia.
Il Metropolita affidò il servizio della preghiera in questo Santuario alla Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso.

La preghiera di ringraziamento alla fine della solennità di voti perpetui delle Suore di Gesù Misericordioso – 2011


Adorazia nel Santuario della Misericordia Divina a Vilnius, via Dominikonu 12

La congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso, fondata dal beato Don Michele Sopoćko, come risposta alla richiesta del Signore Gesù, è una comunità internazionale, di carattere contemplativo ed attivo, che diffonde il culto di Gesù Misericordioso. Da alcuni decenni le Suore realizzano fedelmente il loro carisma, trasmesso dal fondatore, predicando al mondo il Messaggio della Divina Misericordia. Con la preghiera e con il servizio al prossimo fatto con dedizione, impetrano incessantemente la Misericordia Divina per il mondo, in particolare la grazia di Misericordia per i moribondi nonché la grazia di benedizione Divina per i sacerdoti e per le persone consacrate.
“Desidero che ci sia una tale Congregazione” (Diario 437).
“Impetreranno incessantemente per sé e per tutto il mondo la Misericordia di Dio ed ogni atto di Misericordia emanerà dall’amore di Dio, di cui saranno ripiene. Si impegneranno per assimilare questo grande attributo di Dio e vivranno di esso e si daranno da fare perché gli altri lo conoscano ed abbiano fiducia nella bontà di Dio” (Diario, 664).


Per la sede e il servizio delle Suore di Gesù Misericordioso, il metropolita di Vilnius destinò due edifici presso via Rassu 4, appartenenti al precedente convento di Suore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. Il convento e gli edifici adiacenti nel periodo del regime sovietico furono trasformati in prigione chiusa solo nel 2008. Uno degli edifici è stato adattato a casa delle Suore, mentre l’altro a centro residenziale per i malati di cancro – denominato l’hospice del beato don Michele Sopocko. Il restauro degli edifici devastati e il loro adeguamento ai bisogni del funzionamento del convento e della casa residenziale sono stati possibili grazie alla generosità di benefattori di diversi paesi.
Le Suore di Gesù Misericordioso a Vilnius, tranne il servizio di preghiera nel Santuario della Divina Misericordia, già dal 2008 svolgono l’attività dell’hospice: soccorrono i malati nelle loro case.


La Casa residenziale (l’hospice)

Il 6 giugno 2012 ha avuto luogo una solenne benedizione del primo hospice residenziale in Lituania. La solennità è stata preceduta dalla Santa Messa concelebrata dal metropolita di Vilnius, cardinale Audrys Juozas Bačkis e dal nunzio apostolico, arcivescovo Luigi Bonazzi, come anche dal vescovo Arunas Poniškaitis e dalle decine di sacerdoti.




La solennità della benedizione dell’hospice del beato don Michele Sopoćko

Il metropolita di Vilnius nel preambolo da lui pronunciato ha richiamato l’attenzione su questo luogo particolare che è il luogo di nascita, la culla del culto della Misericordia Divina. Il metropolita ha parlato con parole affettuose e benevoli del beato don Michele Sopoćko, di santa suor Faustina, delle Suore di Gesù Misericordioso e di tutti i benefattori che avevano contribuito alla commemorazione del luogo in cui nel periodo fra le due guerre abitò don Sopoćko, il direttore spirituale di suor Faustina, come anche il pittore E. Kazimirowski, che dipinse il quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso conformemente alle indicazioni di suor Faustina. Nell’appartamento dove nel 1934 in sei mesi venne eseguito il quadro, oggi si trova la cappella del convento delle Suore di Gesù Misericordioso visitata da numerosi pellegrini.

La cappella di santa suor Faustina nella casa delle Suore a Vilnius


In occasione di questa solennità il papa Benedetto XVI ha inviato al metropolita di Vilnius una lettera-benedizione.
“... La certezza della futura immortalità e la speranza della risurrezione gettano una nuova luce sul mistero della sofferenza e del morire, e suscitano nel credente una straordinaria forza per affidarsi solamente a Dio. Sua Santità, implorando l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo sulle Suore di Gesù Misericordioso, sul Personale della nascente Struttura come anche sui volontari, affinché l’opera su modello di Cristo Buon Pastore porti frutti, per l’intercessione della Vergine Maria volentieri impartisce la Benedizione Apostolica alla Sua Eminenza, alle Suore e, in particolare, a tutti i pazienti e alle loro famiglie, includendo tutti i partecipanti alla Cerimonia”.


Quando nel 1947 don Sopoćko dovette partire da Vilnius per sempre, forse non supponeva che un giorno in questo luogo la Misericordia sarebbe stata pienamente realizzata tramite l’opera, la parola e la preghiera.


DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLA CONSERVAZIONE DEL QUADRO

Il quadro prima del restauro
Dopo la rimozione delle ritinteggiature
Rimozione della riverniciatura
3
Il quadro dopo il restauro

Il quadro prima del restauro
Rimozione della riverniciatura

1
Rimozione della ritinteggiatura
2
Il quadro dopo il restauro
Le foto provengono dai documenti d’archivio del restauro del 2003

Il restauro del quadro è stato eseguito dalla signora Edyta Hankowska-Czerwińska di Włocławek, restauratrice di opere d’arte, laureata alla Facoltà di Belle Arti dell’Università Niccolò Copernico di Torun.
E-mail: edycja@autograf.pl


“Attraverso questa immagine concederò molte grazie,
perciò ogni anima deve poter accedere ad essa” (Diario, 570)
Per iniziativa della Fondazione degli Apostoli di Gesù Misericordioso presso la chiesa dei Padri Gesuiti a Łódź (Polonia; il benefattore e l’organizzatore del restauro del quadro effettuato nel 2003 (si veda copia del contratto)), a marzo 2004 nella chiesa di Santo Spirito a Vilnius ebbe luogo una sessione fotografica professionale del quadro. Da quel momento, le copie dell’originale quadro con l’immagine di Gesù Misericordioso (dalle fotografie di 20 cm realizzate con una macchina fotografica specialistica) sono distribuite e messe a disposizione dalla Fondazione per la pubblica evangelizzazione.


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sabato 22 aprile 2017

La Domenica della Divina Misericordia a Šurmanci

data: 17.04.2017.
A Šurmanci, frazione della parrocchia di Medjugorje situata nei pressi del fiume Neretva, c’è una chiesetta costruita nel 2002 e dedicata a Gesù Misericordioso. La Seconda Domenica di Pasqua di ogni anno, Festa della Divina Misericordia, si celebra anche l’anniversario della sua Dedicazione. Anche quest’anno, dunque, l’evento centrale della giornata, in quella chiesa, sarà la celebrazione della Messa delle ore 11:00 di Domenica 23 aprile.
L’icona monumentale di Gesù Misericordioso, che caratterizza l’edificio sacro, è stata donata a Medjugorje da un gruppo di preghiera di Trento. Essa ha un grande valore: il miracolo di guarigione fisica verificatosi per suo mezzo è stato infatti ritenuto una delle prove che hanno portato alla Beatificazione di suor Faustina Kowalska, all’approvazione della devozione a Gesù Misericordioso ed all’istituzione della Festa della Divina Misericordia la Prima Domenica dopo Pasqua.
Prima di trovare la sua collocazione definitiva in quella chiesetta, dedicata appunto a Gesù Misericordioso, l’icona era stata custodita per alcuni anni nella cappella  del cimitero di Šurmanci. Fin dal tempo della sua edificazione, la chiesetta di Gesù Misericordioso di  Šurmanci è meta di pellegrinaggio di numerosi fedeli, che si recano là in gruppo per pregare la Coroncina alla Divina Misericordia dinanzi all'icona di Gesù Misericordioso e raccomandare a lui le loro necessità.

Fonte:http://www.medjugorje.hr/it/attualita/la-domenica-della-divina-misericordia-a-surmanci,8828.html

mercoledì 19 aprile 2017

il Vescovo più anziano della Bosnia Erzegovina: Medjugorje serve proprio all’uomo contemporaneo

IL VESCOVO FRANJO KOMARICA: “MEDJUGORJE È UN FENOMENO INCONTESTABILE, CHE NON APPREZZIAMO ABBASTANZA”
Mons. Franjo Komarica, Vescovo di Banja Luka, ha concesso un’ampia intervista all’Agenzia giornalistica turca “Anadolija”. Durante tale colloquio, egli si è soffermato anche su Medjugorje, il cui fenomeno — ha detto — è incontestabile.

Non soltanto in Bosnia Erzegovina ed in Europa, ma nel mondo intero è risaputo che Medjugorje esiste “de facto” quale fenomeno nell’ambito del mondo cristiano, e che le persone si recano là per motivi diversi. Di più: stando ai dati disponibili, cristiani — ma anche molti non cristiani — vanno là alla ricerca della pace dello spirito ed anzitutto per trovare un senso alla loro stessa esistenza.
«Sentendo che provenivo dalla Bosnia Erzegovina, molte volte in giro per il mondo mi hanno chiesto di Medjugorje. Le persone sanno di Medjugorje e molte di loro mi hanno detto che, quando sono state là, hanno vissuto qualcosa di specifico per quella che poi sarebbe stata la loro futura vita spirituale e la loro vita di impegno sociale nel luogo in cui si trovano a vivere. Questo è un fatto. Non sono un profeta ma, essendo il Vescovo più anziano della Bosnia Erzegovina e avendo avuto, per incarico ufficiale, la possibilità di seguire direttamente Medjugorje, non ho mai dubitato del fatto che, indipendentemente dalla veridicità o meno delle apparizioni — ossia dalle dichiarazioni dei veggenti —, una realtà soprannaturale abbia parlato non solo a molti cuori o a molte anime, ma a decine di milioni di persone di ogni livello culturale e di ogni professione: da sportivi a cantanti, da ingeneri a statisti, da contadini a residenti in città, da lavoratori istruiti a medici.
Dal punto di vista sociologico, già questo sarebbe un fenomeno da valutare più a fondo e, per tirare alcune conclusioni, direi che esso serve proprio all’uomo contemporaneo, che si sta sempre più estraniando da sé e dal posto che occupa in questo mondo, vacilla e non sa cosa fare di se stesso. Nella Sacra Scrittura c’è una frase molto significativa: “Dai loro frutti li riconoscerete”. Noi possiamo riconoscere quanto siamo credibili dai frutti che portiamo, nella misura in cui passiamo dalle parole ai fatti. Uno degli apostoli di Gesù dice che la fede, senza le opere, è morta».
Se andare a Medjugorje serve alle persone, che lo fanno anche diverse volte, non solo per la loro vita spirituale, ma anche in generale, per un loro impegno finalizzato ad un miglioramento dell’ambiente in cui vivono, dice Komarica:
«Ciò non potrebbe avvenire senza un intervento di Dio, che possiamo definire come vogliamo. Perciò, fin da quando sono entrato nella problematica di Medjugorje, la mia convinzione è sempre stata che questo fenomeno persisterà e che quello sarà un luogo di pellegrinaggio per tutti coloro che sanno cosa significa un pellegrinaggio, poiché sono spinti a recarsi là da qualcosa di interiore. Lo conferma il numero di persone che vanno a Medjugorje dal mondo intero, che mettono da parte i soldi per andarvi a trascorrere qualche giorno in silenzio e a confessarsi. Nel Sacramento della Riconciliazione, infatti, l’individuo si pone dinanzi a Dio che gli risana l’anima, per poter poi ascoltare la voce della propria coscienza ed anche la consolazione che gli viene dal ministro di Dio: “O uomo, Dio ti ama, il Cielo ti ama! Tu non sei stato creato per sopravvivere, ossia per esistere solamente qui ed ora, ma sei stato fatto per quel futuro che Cristo Risorto ha realizzato per te”. Perciò abbiamo bisogno di queste oasi, dovunque».
«Penso — dice — che noi non apprezziamo a sufficienza il fatto che questo sia avvenuto proprio in Bosnia Erzegovina. Dopo questa iniziativa della Santa Sede — che io personalmente da tempo attendevo si mettesse in atto, e che comunque doveva essere posta in atto — attendo certamente che anche il Papa reagisca in modo adeguato».
«Qui si tratta anzitutto di fare una diagnosi della prassi pastorale del luogo, ossia della modalità in cui la fede là viene celebrata nelle azioni liturgiche prescritte dal Diritto della Chiesa, e dell’eco che ne scaturisce. Certamente anche il Papa, sulla base delle dichiarazioni rese da testimoni oculari, emanerà direttive adeguate per il futuro di Medjugorje».
 Fonte:https://www.facebook.com/radiomaria/posts/1394260287278584:0

sabato 15 aprile 2017

Con Maria, sotto la croce, sperimentiamo la Grazia- Testimonianza

Con Maria, sotto la croce, sperimentiamo la GraziaUna figlia attraversa l'esperienza della sofferenza per la malattia del padre. La scoperta che Gesù non ci ha ingannati .
di Francesca  Bisogno

Ormai è nella Luce, lo so. lo credo. Mio papà è nella Gioia senza limiti, ma non si dimentica di me e di noi tutti, ci è molto vicino.
Il 21 dicembre 2012 per qualcuno il mondo è finito davvero, in questo caso è finito per mio padre. E in qualche modo anche per noi familiari. Un ictus improvviso, la iniziale previsione ottimistica di ripresa e riabilitazione, e poi, pian piano, un peggioramento, una complicazione gravissima che lo ha portato, dopo vari giorni di calvario, alla morte. Fin qui, la descrizione solo umana e solo di informazione di ciò che è successo. Ma ora vorrei condividere con te che stai leggendo alcune delle cose che questo calvario ha portato in questa situazione. Prima di tutto, dall’inizio dell’ictus improvviso, quasi subito io, e non solo io, ho ricevuto la Grazia di stato. E ho sperimentato che è vera, è vero, esiste, e viene data non prima, ma durante ciò che avviene.


Spesso noto che quando si soffre si tende a parlare della Grazia di stato poco o quasi per niente, come se solo il dolore facesse parte di quei momenti, di quei giorni, di quegli stati d’animo. Eppure, se si cerca, pregando Dio, di rimanere aperti a Lui, anche nel massimo del dolore, si può sperimentare che la Grazia di stato c’è, arriva. Io personalmente l’ho percepita anche come un continuo lungo “abbraccio” spirituale di Gesù, anche insieme alla preoccupazione, alla tristezza, allo scoraggiamento. La Grazia di stato fa tanto bene a chi la riceve e la vive, ma anche a chi intorno, anche sconosciuto, interagisce in qualche modo con chi soffre, perché è Amore donato che sostiene e “lavora” in noi anche mentre soffriamo tremendamente. Ho capito che è importante, anche mentre c’è la sofferenza, cercare di testimoniare, trasmettere, condividere questa realtà della Grazia di stato, fa bene sia a chi la vive sia a chi da fuori partecipa in qualche modo a ciò che sta succedendo. E se qualcuno sta soffrendo e non la percepisce, provi a chiedere con tutto se stesso di poterla riconoscere e vivere, è una grande consolazione e “forza” anche mentre si soffre, anche mentre le cose umane non cambiano ma peggiorano. Vedere soffrire così tanto mio papà e in così tanti modi in un tempo relativamente breve e improvviso, è stata sicuramente una sofferenza indescrivibile, nella quale tante emozioni si mischiano, dalla rabbia e impotenza, alla paura, alla sofferenza, alla tristezza, ai dubbi di fede. Si i dubbi di fede: perché come sappiamo già finché si è sereni, senza grandi problemi, finché ci si sente con tante risposte, con tante sicurezza umane, finché non veniamo toccati dal dolore e dalla prova in modo “scarnificante” per l’anima, è facile credere, dire si a Dio, entusiasmarsi, e comunque avere la certezza che niente di troppo devastante e doloroso potrà succederci se crediamo in Lui e amiamo. Invece… invece penso che una delle prime illusioni pericolose che cade davanti a dolori e calvari particolarmente forti sia proprio la nascosta idea, in qualche parte dentro di noi, che in fondo se seguiamo Dio, se ci impegniamo, se facciamo parte di gruppi, se preghiamo e ci comportiamo “bene” se… se… in teoria saremo “trattati” con più gentilezza dal dolore, in fondo non saremo così tentati di perdere la fede o di sentirci quasi disperati, perché in fondo ci siamo impegnati tanto, ci stiamo impegnando tanto, conosciamo in teoria le risposte a come vivere la croce e che comunque Dio ci ama e ci sostiene e magari siamo stati anche tentati, davanti a situazioni di persone che soffrono fortemente, di “zittirle” in buona fede rimproverandole perché non si fidano di Dio o di consolarle solo con frasi generiche e risposte teoriche di fede senza tenere conto anche delle loro emozioni ed esigenze. E non ci siamo accorti di essere passati nella vita di quelle persone, o di farlo ora, lasciandole da parte nostra un po’ sole umanamente, perché forse infastiditi e impauriti, cosa comprensibile, da tanto dolore e tentazione di rabbia da parte loro verso Dio e la sofferenza. Ma la croce per chi vuole è una grande “maestra” spirituale. Quando il dolore toglie quasi il respiro dell’anima, ci si accorge che nessuno di noi è più “bravo” o meno esposto al dolore e anche a forti tentazioni di disperazione e rabbia, di dubbi di fede forti. E Gesù non ci ha ingannati, ce lo ha detto nel Vangelo che avremo tribolazioni, ma anche che Lui vince, vince nonostante il dolore. Lui vince e io posso testimoniare che è proprio così: nel vedere mio padre che pian piano ma anche velocemente stava sempre più male, dopo le previsioni ottimistiche di riabilitazione in qualche mese, e nel capire con largo anticipo ma sempre più chiaramente che stava avvicinandosi alla morte a grandi passi, ho avuto, in particolare in alcuni giorni, forti tentazioni di perdere la mia fede in Dio, e mi sono anche arrabbiata con Dio, ma ho capito che Lui mi capisce, per tutto quello che stava succedendo.
 
E proprio negli ultimi giorni di vita di mio padre, che era diventato talmente grave per una complicanza che era in coma e intubato, proprio in quegli ultimi giorni che avevo tanta paura di continuare ad andarlo a trovare perché temevo di soffrire troppo ancora di più e temevo di perdere definitivamente o quasi la mia poca fede, mi è venuta incontro Maria, la Madonna. In un modo particolare, spirituale:  l’immagine di Maria che va e sta sotto la croce del Figlio, e che ci rimane; e ho sentito soprattutto spiritualmente una forte “spinta” e invito di Maria a fare come Lei: ad andare fino in fondo, sotto quella croce, davanti a quel vetro freddo di rianimazione, e chiedendo insistentemente aiuto a Dio e a Maria, sono andata a trovare mio padre anche in quella situazione, e mentre lo guardavo da dietro il vetro, mentre lo vedevo in una immagine straziante, intubato e in coma, ho percepito fortemente che insieme a lui, lì, in quella sala di rianimazione, insieme a noi, c’era davvero Dio, c’era una Presenza viva che donava Luce e Pace, e non ero nello stato d’animo in quel momento per essere serena umanamente, eppure sono uscita da quell’ospedale serena, perché avevo sperimentato e capito che davvero Dio c’è, davvero mio papà non era solo, e invece di perdere la mia fede, la mia fede si è rafforzata, tanto che ho pensato sorridendo che conviene sempre seguire Maria fin sotto la croce, a patto però che ci si vada con Lei, chiedendoLe di reagire come Lei e vedere la croce, anche la più pesante, come l’ha vista e vissuta Lei. Penso che tante volte ognuno di noi non sperimenta fino in fondo quella Pace promessa da Gesù anche nelle tempeste, anche perché non vogliamo, per comprensibile paura o terrore, andare con fede e con Maria fino alla croce, ci fermiamo prima, ci fermiamo ai nostri ragionamenti, ai nostri dubbi, alle nostre difese e certezze. E ciò penso succede anche quando si tratta di andare a trovare persone malate o sofferenti, quando sentiamo pesantezza e temiamo di annoiarci o soffrire o non saper cosa dire, ancora una volta perché ci vogliamo andare solo con noi stessi, con le nostre idee e convinzioni su cosa vuol dire consolare o stare vicino a chi soffre. E anche quando avevo davvero tanta paura di andare alla camera ardente, ci sono andata, e ho capito meglio che davvero che chi muore non è più in quel corpo, ma va verso la Luce. Ancora oggi, insieme alla forte sofferenza che vivo, credo e percepisco mio padre vicino, nella Luce, felice, e molto attento a tutti noi che gli vogliamo bene. Sono contenta anche di aver potuto dire a mio papà, mentre ancora era vivo, in quei giorni, tante cose che avrei voluto dirgli, e di avergli potuto chiedere scusa per alcune cose. Sembra scontato, ma vorrei condividere quanto sia bello e importante far sapere continuamente alle persone, compresi i nostri cari, quanto vogliamo bene loro, e dire loro le cose che gli diremmo, e fare per loro le cose che faremmo se il giorno dopo non le vedessimo più. E’ un buon modo secondo me per volere bene davvero ogni giorno, senza aspettare le occasioni particolari. Ogni momento è particolare e unico. Nonostante il grande vuoto e dolore che sentiamo per la perdita umana di mio papà, credo e percepisco spesso che lui mi è e ci è vicino, che è nella Gioia Eterna, e so che allora posso gioire, e posso testimoniare che davvero Dio c’è, che davvero qualunque dolore straziante possiamo vivere, il nostro Dio d’Amore ci sarà vicino, e chiedo per me e per tutti voi la Grazia di poter sempre credere e accorgerci con pace e gioia che anche contemporaneamente alla sofferenza e alla morte, anche in quei momenti, Dio ci fa dei doni belli, e ci rimane vicino, e ci ama.

Fonte:http://www.lapresenzadimaria.com/testimonianze.php?codtest=3

giovedì 13 aprile 2017

Giovedì Santo, cosa significa la lavanda dei piedi



Il gesto che compie Gesù nei confronti dei discepoli durante l'Ultima Cena, prima di essere condannato a morte, è raccontata dal Vangelo di Giovanni ed era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico dove lavare i piedi, che si sporcavano a causa delle strade fangose e polverose, era un dovere dello schiavo verso il padrone e veniva effettuata servendosi di un catino apposito e un asciugatoio


Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua.

Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un unica celebrazione. Infatti:

-nella Messa "in Coena Domini" non c'è congedo, ma l'assemblea si scioglie in silenzio;

-il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;

 -la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.


Papa Francesco celebra la Messa del Crisma nella Basilica di San Pietro

La messa mattutina del Crisma

Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con una solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, Morte e Resurrezione.

La messa vespertina "in Coena Domini"

  
Nel tardo pomeriggio in tutte le chiese c’è la celebrazione della Messa in “Coena Domini”, cioè la “Cena del Signore”. Si tratta dell'Ultima Cena – raffigurata da intere generazioni di artisti – che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell'arresto e della condanna a morte.
Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa "degli Azzimi", ossia la Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. La Pasqua è la più solenne festa ebraica e viene celebrata con un preciso rituale, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana (Esodo 12); e la sua celebrazione si protrae dal 14 al 21 del mese di Nisan (marzo-aprile).

In quella notte si consuma l’agnello, precedentemente sgozzato, durante un pasto (la cena pasquale) di cui è stabilito ogni gesto; in tale periodo è permesso mangiare solo pane senza lievito (in greco, “azymos”), da cui il termine “Azzimi”. Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli da lui scelti e a loro fece un discorso dove s'intrecciano commiato, promessa e consacrazione.


Giovedì Santo 2013, papa Francesco lava i piedi ad alcuni detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo

La lavanda dei piedi simbolo di ospitalità

Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta l'episodio della lavanda dei piedi. Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto.
Bisogna sottolineare che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola.

Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose al gesto di Gesù: “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”; allora Pietro che non comprendeva il simbolismo e l’esempio di tale atto, insisté: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” e allora Pietro con la sua solita impulsività rispose: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’umanità, anche se considerati inferiori nei propri confronti.


Giotto, Il bacio di Giuda (Cappella degli Scrovegni, Padova, 1303)

L'annuncio del tradimento da parte di Giuda

  
Dopo la lavanda Gesù si rivestì e tornò a sedere fra i dodici apostoli e instaurò con loro un colloquio di alta suggestione, accennando varie volte al tradimento che avverrà da parte di uno di loro, facendo scendere un velo di tristezza e incredulità in quel rituale convivio. “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, dice Gesù. Parole alle quali gli apostoli reagiscono sgomenti e in varie tonalità gli domandano chi fosse, lo stesso Giovanni il discepolo prediletto, poggiandosi con il capo sul suo petto, in un gesto di confidenza, domandò: “Signore, chi è?”. E Gesù commosso rispose: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” e intinto un boccone lo porse a Giuda Iscariota, dicendogli: “Quello che devi fare, fallo al più presto”; fra lo stupore dei presenti che continuarono a non capire, mentre Giuda, preso il boccone si alzò, ed uscì nell’oscurità della notte.


La reposizione dell'Eucaristia e l'inizio della Passione


I riti liturgici del Giovedì Santo, giorno in cui la Chiesa celebra oltre l’istituzione dell’Eucaristia, anche quella dell’Ordine Sacro, ossia del sacerdozio cristiano, si concludono dopo la messa della Cena con la reposizione dell’Eucaristia in un cappella laterale delle chiese, addobbata a festa per ricordare l’istituzione del Sacramento; cappella che sarà meta di devozione e adorazione, per la rimanente sera e per tutto il giorno dopo, finché non iniziano i riti del pomeriggio del Venerdì Santo. Tutto il resto del tempio viene oscurato, in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù; le campane tacciono, l’altare diventa disadorno, il tabernacolo vuoto con la porticina aperta, i Crocifissi coperti.

martedì 11 aprile 2017

Chi non crede nel Papa non può ricevere l'Eucaristia e anche chi non crede negli altri DOGMI di fede cattolica

 Il nono articolo del Credo c’insegna che Gesù Cristo ha fondato sulla terra una società visibile che si chiama Chiesa cattolica e che tutte le persone che fanno parte di questa Chiesa sono in comunione  tra loro. 

 La Chiesa cattolica riconosce un totale di 44 dogmi – o verità di fede –, raggruppati in otto grandi temi e che sono un'esplicitazione dei 21 dogmi del Credo: Dio, Gesù Cristo, la creazione del mondo, l'essere umano, Maria, il Papa e la Chiesa, i sacramenti e le realtà escatologiche.

I più importanti dogmi della Chiesa cattolica

Dogma  Termine del linguaggio ecclesiastico usato per indicare un principio certo e una verità inconfutabile (dal greco dògma, “dottrina comunemente accettata”, “decreto”).

dogmi sono verità contenute nella rilevazione divina e manifestate nelle Sacre Scritture o nella tradizione della Chiesa. Il dogma viene proclamato da un concilio o dal papa in prima persona, e impegna tutti i cristiani a credervi per fede. Può in seguito essere chiarito ed elaborato, ma mai negato.
Il termine ha acquisito questo significato solo in epoca moderna (dal XVII secolo), anche se già nella Chiesa antica e nel Medioevo si parlava di “formulazioni dogmatiche”, nelle quali si proclamavano le verità più importanti della fede.

Difesa dalle eresie. Fin dalle sue origini, quindi, la Chiesa ha fissato dei “dogmi”, soprattutto in particolari momenti storici, spesso per opporsi a eresie. La maggior parte di essi si trova nei testi dei primi sette concili ecumenici, tutti del primo millennio, quando si stabilirono le verità centrali della fede e si fissò il “Credo”, usato ancora oggi nella liturgia.  Ecco comunque quelli ritenuti più importanti dalla Chiesa cattolica.


DOGMA: Dio è uno e trino Ha assunto la forma di dogma durante il concilio di Costantinopoli del 381. Dio è uno solo in tre persone: Dio-Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo. Le persone divine sono distinte tra loro, ma la loro distinzione non divide l’Unità divina.

DOGMA: Gesù Cristo è il Figlio unigenito di Dio, generato ma non creato consustanziale al Padre, eterno e immutabile Fu proclamato nel primo concilio di Nicea (325): Gesù Cristo è il Figlio di Dio, è stato generato prima dei secoli, ma non è una creatura di Dio, ed è della stessa sostanza del Padre.

DOGMA: Maria è Madre di Dio Dogma proclamato dal concilio di Efeso (431). Maria è Madre di Dio perché è madre di Gesù. Infatti, colui che è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre. E’ Dio egli stesso.

DOGMA: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo Gesù Cristo, nell’unità della sua persona divina, ha due nature inscindibili, quella umana e quella divina, ed è perfetto quanto alla divinità e perfetto quanto alla umanità (concili di Efeso, 431, e di Calcedonia, 451).

DOGMA: Maria è sempre vergine Il II concilio di Costantinopoli, nel 553, sancì la perpetua verginità di Maria: prima, durante e dopo il parto di Gesù Cristo. Quando i Vangeli parlano di “fratelli e sorelle di Gesù”, si tratta di parenti prossimi.

DOGMA: Il purgatorio esiste E’ lo stato di quanti muoiono nella grazia di Dio, ma, anche se sono sicuri della loro salvezza eterna, hanno ancora bisogno di purificazione. La dottrina del Purgatorio fu sancita come dogma nei concili di Firenze (1439) e di Trento (1545-1563).

DOGMA: Transustanziazione E’ la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, al momento della consacrazione. La transustanziazione divenne dogma nel 1215, nel IV concilio Laterano, e fu confermata dal concilio di Trento, quando la Chiesa cattolica, in seguito alla riforma protestante, stabilì i confini dell’ortodossia.

DOGMA: Immacolata concezione Proclamata da papa Pio IX l’8 dicembre 1854, satbilisce che la Vergine Maria è stata concepita pura, senza peccato originale. E’ cioè stata preservata dalla condanna universale del peccato fin dal concepimento.

DOGMA: Infallibilità papale Il dogma è contenuto nella costituzione Pastor aeternus approvata dal Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870. Afferma che il papa deve essere considerato infallibile quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo “supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani” e “definisce una dottrina circa la fede e i costumi”. Pertanto quanto da lui stabilito vincola tutta la Chiesa per sempre.



DOGMA: Assunzione di Maria E’ l’ultimo dogma, proclamato da papa Pio XII il 1° novembre 1950. Indica che la Madonna, finito il corso della sua vita terrena, fu “assunta” (cioè accolta) in Paradiso con l’anima e con il corpo, accanto al Figlio e a Dio Padre.

Del Papa e dei Vescovi


192. Chi è il Papa?

Il Papa, che noi chiamiamo pure il Sommo Pontefice, o anche il Romano Pontefice, è il successore di san Pietro nella Cattedra di Roma, il Vicario di Gesù Cristo sulla terra e il capo visibile della Chiesa.

193. Perché il Romano Pontefice è successore di san Pietro?

Il Romano Pontefice è successore di S. Pietro, perché S. Pietro nella sua persona riunì la dignità di Vescovo di Roma e di capo della Chiesa; stabilì in Roma per divina disposizione la sua sede e ivi morì, perciò chi viene eletto vescovo di Roma è anche l’erede di tutta la sua autorità.

194. Perché il Romano Pontefice è il Vicario di Gesù Cristo?

Il Romano Pontefice è il Vicario di Gesù Cristo, perché lo rappresenta sopra la terra e ne fa le veci nel governo della Chiesa.

195. Perché il Romano Pontefice è capo visibile della Chiesa?

Il Romano Pontefice è il capo visibile della Chiesa, perché egli la regge visibilmente coll’autorità medesima di Gesù Cristo, che ne è il capo invisibile.

196. Qual’è dunque la dignità del Papa?

La dignità del Papa è la massima fra tutte le dignità della terra, e gli dà potere supremo ed immediato sopra tutti e singoli i Pastori e i fedeli.

197. Può errare il Papa nell’ammaestrare la Chiesa?

Il Papa non può errare, ossia è infallibile nelle definizioni che riguardano la fede e i costumi.

198. Per qual motivo il Papa è infallibile?

Il Papa è infallibile per la promessa di Gesù Cristo e per la continua assistenza dello Spirito Santo.

199. Quando è che il Papa è infallibile?

Il Papa è infallibile allora soltanto che nella sua qualità di Pastore e Maestro di tutti i cristiani, in virtù della suprema sua apostolica autorità, definisce una dottrina intorno alla fede o ai costumi da tenersi da tutta la Chiesa.

200. Chi non credesse alle solenni definizioni del Papa, quali peccato commetterebbe?

Chi non credesse alle definizioni solenni del Papa, o anche solo ne dubitasse, peccherebbe contro la fede, e se rimanesse ostinato in questa incredulità, non sarebbe più cattolico, ma eretico.

201. Per qual fine Dio ha concesso al Papa il dono della infallibilità?

Dio ha concesso al Papa il dono della infallibilità affinché tutti siamo certi e sicuri della verità che la Chiesa insegna.

202. Quando fu definito che il Papa è infallibile?

Che il Papa è infallibile fu definito dalla Chiesa nel Concilio Vaticano, e se alcuno presumesse di contraddire a questa definizione sarebbe eretico e scomunicato.

203. La Chiesa nel definire che il Papa è infallibile ha forse stabilito una nuova verità di fede?

No, la Chiesa nel definire che il Papa è infallibile non ha stabilito una nuova verità di fede, ma solo, per opporsi a nuovi errori, ha definito che l’infallibilità del Papa, contenuta già nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, è una verità rivelata da Dio, e quindi da credersi come dogma o articolo di fede.

204. Come deve comportarsi ogni cattolico verso il Papa?

Ogni cattolico deve riconoscere il Papa, qual Padre, Pastore e Maestro universale e stare a lui unito di mente e di cuore.

205. Dopo il Papa, quali sono per divina istituzione i personaggi più venerandi nella Chiesa?

Dopo il Papa, per divina istituzione i personaggi più venerandi della Chiesa sono i Vescovi.

206. Chi sono i Vescovi?

I Vescovi sono i pastori dei fedeli, posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio nelle sedi a loro affidate, sotto la dipendenza del Romano Pontefice.

207. Che cosa è il Vescovo nella propria diocesi?

Il Vescovo nella propria diocesi è il Pastore legittimo, il Padre, il Maestro, il superiore di tutti i fedeli, ecclesiastici e laici, che appartengono alla diocesi stessa.

208. Perché il Vescovo si chiama Pastore legittimo?

Il Vescovo si chiama Pastore legittimo perché la giurisdizione, ossia il potere che ha di governare i fedeli della propria diocesi, gli è stato conferito secondo le norme e le leggi della Chiesa.

209. Di chi sono successori il Papa ei Vescovi?

Il Papa è il successore di S. Pietro principe degli Apostoli, e i Vescovi sono i successori degli Apostoli, in ciò che riguarda il governo ordinario della Chiesa.

210. Deve il fedele stare unito al proprio vescovo?

Si, ogni fedele, ecclesiastico e laico, deve stare unito di mente e di cuore al proprio Vescovo in grazia e comunione con la Sede Apostolica.

211. Come deve comportarsi il fedele col proprio Vescovo?

Ogni fedele, ecclesiastico e laico, deve riverire, amare e onorare il proprio Vescovo, e prestargli obbedienza in tutto ciò che si riferisce alla cura delle anime e al governo spirituale della diocesi.

212. Da chi è aiutato il Vescovo nella cura delle anime?

Il Vescovo nella cura delle anime è aiutato dai sacerdoti, e principalmente dai parrochi.

213. Chi è il Parroco?

Il Parroco è un sacerdote deputato a presiedere e dirigere, sotto la dipendenza del Vescovo, una porzione della diocesi che chiamasi parrocchia.

214. Quali doveri hanno i fedeli verso il loro parroco?

I fedeli devono tenersi uniti al loro parroco, ascoltarlo docilmente e professargli rispetto e sommissione in tutto ciò che riguarda la cura della parrocchia.


Della comunione dei santi


215. Che cosa c’insegna il nono articolo del Credo con quelle parole: la comunione dei santi?

Con le parole: la comunione dei santi, il nono articolo del Credo c’insegna che nella Chiesa, per l’ intima unione che esiste tra tutti i suoi membri, sono comuni i beni spirituali, così interni come esterni, che le appartengono.

216. Quali sono nella Chiesa i beni comuni interni?

I beni comuni interni nella Chiesa sono: la grazia che si riceve nei sacramenti, la fede, la speranza, la carità, i meriti infiniti di Gesù Cristo, i meriti sovrabbondanti della Vergine e dei Santi, e il frutto di tutte le opere buone che in essa Chiesa si fanno.

217. Quali sono i beni esterni comuni nella Chiesa?

I beni esterni comuni nella Chiesa sono: i sacramenti, il sacrificio della santa Messa, le pubbliche preghiere, le funzioni religiose e tutte le altre pratiche esteriori che uniscono insieme i fedeli.

218. In questa comunione di beni entrano tutti i figli della Chiesa?

Nella comunione dei beni interni entrano i cristiani, i quali sono in grazia di Dio; quelli poi che sono in peccato mortale non partecipano di questi beni.

219. Perché non partecipano di questi beni quelli che sono in peccato mortale?

Perché la grazia di Dio é quella che unisce i fedeli con Dio e tra loro: e perciò quelli che sono in peccato mortale, essendo senza la grazia di Dio, sono esclusi dalla comunione dei beni spirituali.

220. Dunque i cristiani che sono in peccato mortale non hanno alcun vantaggio dai beni interni e spirituali della Chiesa?

I cristiani che sono in peccato mortale hanno ancora qualche vantaggio dai beni interni e spirituali della Chiesa de’ quali son privi, in quanto essi conservano il carattere del cristiano che è indelebile, e sono aiutati dalle orazioni e dalle buone opere dei fedeli ad ottenere la grazia di convertirsi a Dio.

221. Quelli che sono in peccato mortale possono partecipare dei beni esterni della Chiesa?

Quelli che sono in peccato mortale possono partecipare dei beni esterni della Chiesa, se pure non siano separati dalla Chiesa con la scomunica.

222. Perché i membri di questa comunione presi insieme, si chiamano santi?

I membri di questa comunione si chiamano santi perché tutti sono chiamati alla santità e furono santificati per mezzo del Battesimo, e molti di essi sono già pervenuti alla perfetta santità.

223. La comunione dei santi si estende ella anche al cielo e al purgatorio?

Si, la comunione dei santi si estende anche al cielo e al purgatorio, perché la carità unisce le tre Chiese: trionfante, purgante e militante; e i Santi pregano Iddio per noi e per le anime del purgatorio, e noi diamo onore e gloria ai Santi e possiamo sollevare le anime del purgatorio, applicando in loro suffragio Messe, elemosine, indulgenze e altre opere buone.


Di coloro che sono fuori della Chiesa


224. Chi sotto quelli che non appartengono alla comunione dei santi?

Non appartengono alla comunione dei santi nell’altra vita i dannati ed in questa coloro che si trovano fuori della vera Chiesa.

225. Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa?

Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

226. Chi sono gl’infedeli?

Gl’infedeli sono quelli che non hanno il Battesimo e non credono in Gesù Cristo; sia perché credono e adorano false divinità, come gl’ idolatri; sia perché pure ammettendo l’unico vero Dio, non credono in Cristo Messia; né come venuto nella persona di Gesù Cristo, né come venturo, tali sono i maomettani ed altri somiglianti.

227. Chi sono gli ebrei?

Gli ebrei sono quelli che professano la legge di Mosè; non hanno ricevuto il battesimo e non credono in Gesù Cristo.

228. Chi sono gli eretici?

Gli eretici sono i battezzati che ricusano con pertinacia di credere qualche verità rivelata da Dio e insegnata come di fede dalla Chiesa cattolica, per esempio gli ariani, i nestoriani, e le varie sette dei protestanti.

229. Chi sono gli apostati?

Gli apostati sono coloro che abiurano, ossia rinnegano con atto esterno la fede cattolica, che prima professavano.

230. Chi sono gli scismatici?

Gli scismatici sono i cristiani che, non negando esplicitamente alcun dogma, si separano volontariamente dalla Chiesa di Gesù Cristo, ossia dai legittimi pastori.

231. Chi sono gli scomunicati?

Gli scomunicati sono quelli che per mancanze gravissime vengono colpiti di scomunica dal Papa, o dal Vescovo, e sono quindi, siccome indegni, separati dal corpo della Chiesa, la quale aspetta e desidera la loro conversione.

232. Si deve temere la scomunica?

La scomunica si deve temere grandemente, perché è la pena più grave e più terribile che la Chiesa possa infliggere a’ suoi figli ribelli ed ostinati.

233. Di quali beni rimangono privi gli scomunicati?

Gli scomunicati rimangono privi delle preghiere pubbliche, dei sacramenti, delle indulgenze e della sepoltura ecclesiastica.

234. Possiamo noi giovare in qualche modo agli scomunicati?

Noi possiamo giovare in qualche modo agli scomunicati e a tutti gli altri che sono fuori della vera Chiesa, con salutari avvisi, colle orazioni e colle buone opere, supplicando Iddio che per sua misericordia conceda loro la grazia di convertirsi alla fede e di entrare nella comunione dei Santi.



Fonte:https://tanogabo.com/i-piu-importanti-dogmi-della-chiesa-cattolica/